
Il prossimo governo dovrà correre contro l’aumento delle aliquote e trovare le coperture per sterilizzare la clausola di salvaguardia, a scapito delle altre misure in Legge di Bilancio 2019.
L’aliquota Iva nel Def è una emergenza che strizza il cervello a tutti gli italiani. Dovrebbe essere affrontata con estrema tempestività per evitare brutte sorprese a fine anno. Nel DEF (Documento di Economia e Finanza) varato il 26 aprile scorso dal governo Gentiloni è stato contemplato come un pacchetto da paura:
- l’IVA ridotta del 10% passerà nel 2019 all’11,5% e nel 2020 al 13%;
- l’IVA ordinaria del 22% passerà al 24,2% per l’anno 2019 e al 24,9% nel 2020 fino al 25% nel 2021. (Decisioni da brivido).
Tutto ciò è noto con il nome di clausole di salvaguardia e sono un meccanismo che assicura il raggiungimento degli obiettivi economici (nel caso in cui le misure previste da una manovra non riuscissero a centrarli, interviene l’aumento IVA).
Sarà sicuramente una catastrofe visto e considerato la debolissima ripresa dei consumi e per la mancata ripresa economica.
Noi crediamo che l’aumento dell’imposta sul valore aggiunto arrivi a colpire chiunque ma sopratutto colpirà qualsiasi settore:
Beni di prima necessità (carne, pesce, riso, uova, miele, zucchero, yogurt) così come vino o birra che oggi l’IVA è al 22% per citare solo il settore alimentare.
Sono convinto che l’aumento delle aliquote IVA siano in grado di distruggere qualsiasi tipo di iniziativa per la crescita del paese nonostante gli sforzi prodotti dai singoli imprenditori. Per gli imprenditori sarà la fine e dovremo rassegnarsi e dire addio alla ripresa.
Ebbene si, sulla scrivania del prossimo governo di Palazzo Chigi si dovrà lavorare ad una nuova caccia sfrenata al Tesoretto d’autunno. Serviranno circa 12,4 miliardi per il 2019 e altri 19,1 miliardi per il 2020 (cifre queste già inviate a Bruxellles per la prima analisi della direzione dei conti pubblici.
Legge di Bilancio (ex Stabilità) 2018: testo ed emendamenti.
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Consigliere Comunale
Andrea Dian